Riflessioni per il nuovo decennio 3 

Come cambierà la vita dell’occidente nel nuovo decennio 2020/2030 N°3

Riflessioni per il nuovo decennio 3 

Di cambiamenti drastici di grande portata nella storia se ne sono verificati molti, è impensabile che questo sia l’unico o sia diverso. Certo le condizioni sono uniche ma la storia si ripete. Un rapido cambiamento genera una necessità di adattamento altrettanto rapido da parte degli umani e dell’ambiente. La natura si adatta, non teme questi eventi perché ha logiche che noi umani abbiamo dimenticato, negato, rimosso credendole inaccettabili. 

L’uomo nella sua presunzione crede di gestire il suo operato ma oramai sono secoli che non li governa più, ne è governato e la cosa è resa evidente da quanto sta accadendo. L’uomo non è più il protagonista della storia, ne è vittima da quando genera processi di cui non conosce gli effetti e li scopre solo dopo facendo da cavia. La paura generica è la regina, a cominciare dalla morte sacrifica la sua vita e la sua libertà, la paura di invecchiare e di ammalarsi, così si fa assicurazioni, prevenzioni, protesi per tentare di sfuggire al tempo che fa decadere il suo corpo.

Vive una vita da malato in città inquinate e invivibili con l’illusione di non morire mai e comunque di farlo da sano e quasi mai ci riesce. Se il 50% dei popoli evoluti fa uso di psicofarmaci significa che qualcosa non va bene. 

La paura è anche quella di perdere i privilegi di condurre uno stile di vita fatto di eccessi, di spechi, di inutili oggetti e riti a cui si è volontariamente sottoposto. Se la depressione sarà tra pochi anni il problema più diffuso nelle società occidentali significa che qualcosa non va. 

Il cambiamento è talmente rapido e il mondo si sta trasformando in un enorme apparato in cui domina incontrastata la tecnologia, l’economia, il denaro, la competizione. La maggioranza degli uomini non ha la capacità di adattarsi e nemmeno si preoccupa di prevenire lo schianto che sta già avvenendo. Questa sarebbe una prevenzione utile ma si preferisce prendere gli “integratori” pubblicizzati uniti alla speranza che tutto si aggiusterà. 

La cosa che crea la mancanza di visione del futuro, anche nei giovani, è che non disponiamo di una filosofia alternativa a quella attuale e non ci preoccupiamo nemmeno di crearla. Pensiamo di tirare avanti così, come si è sempre fatto, aspettando le istruzioni dall’alto credendo che quelli che stanno in alto sappiano, possano fare. Viviamo passivamente ripetendo ogni giorno quello che ci è stato mostrato e insegnato dai nostri avi. Qualche elemento isolato di nuovo c’è ma la campagna di propaganda è talmente potente, potere che le abbiamo conferito noi seguendola, che annebbia anche le menti un pò più sveglie.

In effetti ci vogliono traumi, sofferenza, dolore per far cambiare le cose, c’è una inerzia da contrastare che è diventata ancora più forte proprio perché l’uomo si è rammollito. Per ridurre le conseguenze dello schianto potrebbe essere utile rallentare, fermarsi, fare un digiuno dalla propaganda dei media, già questo permetterebbe di osservare e osservarsi in modo più obbiettivo. Dottor Alter

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